domenica 24 marzo 2013






IL “SAPORE” DELLA FELICITA’.

8/9/2008…. Seduta sulla mia comoda sedia con i pensieri che si perdono nel nulla. Il telefono squilla: “Pronto!” Una voce pacata mi chiama per nome, di seguito s'identifica sorprendendomi maggiormente per il motivo di quella telefonata. Rosa e suo fratello Nino sono miei amici d’infanzia, che hanno letto il mio annuncio “cercasi foto"…. Mi sono commossa tantissimo apprendere che loro si sono indaffarati nel cercare di ritrovare la foto che ritraeva i nostri padri (colleghi) in divisa da carabiniere e farne un ingrandimento. Rosa mi dice: “voglio farti un dono”. Un bellissimo calore m’invade, cerco di dominare quella sensazione che mi sta nascendo per poter afferrare quante più parole possibili. Sento che quelle parole mi fanno bene e non riesco a credere alle mie orecchie ne a quanto stava accadendo. Prendiamo accordi e ci saremmo incontrate il giorno dopo nella Cattedrale dopo la celebrazione della novena in onore della Madonna dei Martiri, Rosa mi avrebbe fatto quel dono da me tanto ambito. Subito dopo la telefonata do sfogo a quella immensa emozione con un pianto dirotto e “rumoroso:”avrei rivisto mio padre per mano di una cara amica di sempre. Subito mi “attacco” al telefono ed anche se i singhiozzi m'impediscono di essere chiara ho comunque comunicato a chi segue la mia storia che si sarebbe realizzato il mio sogno. Durante la notte ho fatto si e no pochissimo sonno. Il pensiero corre all’indomani e come una bambina mi domando spesso: come sarà? Sono felice, mi sento in festa, il nuovo giorno vola tra i mille pensieri per l’esattezza mille volte il solito pensiero. Finalmente il magico momento, mi ritrovo tra le mani trepidanti la gran fotografia “ mio padre e tutti i suoi colleghi in divisa di quel tempo”, ma la generosa Rosa ha fatto un ingrandimento dell’immagine di mio padre. Saluti e baci, ci congediamo, ed ho tanta paura perché con lei vicino domino l’emozione, sola invece mi ritrovo ad attraversare la Villa Comunale affollata di gente. Felice riprendo tra le mani quel “tesoro” senza, però riuscire a distinguere le figure con gli occhi appannati dalle lacrime. Mi accorgo che è bellissimo piangere, ma non voglio attirare l’attenzioni dei curiosi con i singhiozzi che con tanto sforzo riesco a dominare. Ripongo la foto accuratamente in borsa e mi avvio verso casa. Percorro via Dante gremita di gente e di tante bancarelle che ogni anno attirano felicemente la mia attenzione per cercare un ricordino da portare via, ma oggi no! Proprio no! Sottobraccio custodisco quel “tesoro” prezioso e raro che mi super’appaga di gran lunga. Un manifesto cattura la mia attenzione e che strana coincidenza, proprio la stessa associazione che quattro anni prima ha affisso la foto della Madonna dei Martiri con mio padre in divisa, la guardo e subito assimilo: oggi sono quattro anni da che ho visto quel manifesto, che strana coincidenza! Proprio in questo giorno egli è ritornato a me come un raggio di sole e sono felice, ma tanto felice che non vedo l’ora di tornare a casa per poter dar sfogo a quella felicità che a stento per strada riesco a contenere, e dare campo libero ai singhiozzi e ad ogni amico o conoscente “sbandiero” felicemente la fotografia indicando con l’indice e con fermezza: questo è MIO PADRE! L’ho appena ricevuta. Sono lì, lì per uscire dal caos della festa, quando incrocio una coppia di cari amici (Gino e Lisa), mi esplode la felicità che non riesco più a gestire e mi ritrovo a dire ripetutamente: sono felice, oggi sono tanto felice, sono felice, oggi sono la donna più felice del mondo. Nuovamente l’indice indica mio padre e con la velocità di un diretto racconto della mia affannosa ricerca lasciando trapelare l’emozione. Lisa cerca di persuadermi: “non fare così che fai emozionare Gino”, ma lei non è da meno, entrambe hanno gli occhi “scintillanti” come piccole stelline mentre tra le mani stringo ancora quel raggio di sole,…e io… si! Proprio io, mi trovo in paradiso. La foto finalmente occupa quel posto che è stato vacante per troppo tempo ed ora sembra “regnare” sui suoi discendenti, “illuminando quella parete della mia casa”e che mi fa “volare lontano dalla tristezza”.

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